venerdì 25 novembre 2022

BOLLE

BOLLE 

La favola dell’Universo




La strega Malvina era assorta, attentissima a ciò che accadeva nel suo prezioso pentolone che ribolliva di schiuma.

Una schiuma coloratissima: verde, arancio, azzurro, rosa; tutti i colori, anche quelli sconosciuti all’occhio umano, erano condensati in quel magma dalle singolari caratteristiche. Come in una sorta di arcobaleno ballerino, le bolle colorate salivano e scendevano, rotolavano qua e là danzando armoniose e allegre, con somma soddisfazione della loro artefice.

Pian piano, arrivarono tutte le altre streghe: Beatrix, Volpina, Melampa, Bergonza, tutte si congratulavano con lei.

La poltiglia verdognola ribolliva ed emanava un odore nauseabondo ma sembrava ben riuscita. Le creature del mondo della fantasia festeggiavano felici il magico evento.

La danza degli elfi e delle fatine alate riempiva il nulla di luci colorate, di scie dorate ed argentate, il canto delle sirene richiamava verso il mare cristallino popolazioni di strani animali dalle sembianze quasi umane, mentre le magiche bolle colorate uscivano dal pentolone e diffondevano nello spazio vuoto, che gradualmente si andava riempiendo.

Inizialmente quello spazio irreale non solo era vuoto, ma era anche privo di colore, forma e tempo, popolato soltanto da quegli strani esseri che, come tutti sanno, non esistono se non nella mente dei bambini, dei pazzi e dei sognatori: unico accesso a quel mondo incantato.

“Ogni bolla è un Universo” gracidò trionfante Malvina, in sintonia col miagolio di Diablo, il suo gatto nero, anch’esso creatura di pura immaginazione.

“Universo?” chiese stupita Beatrix.

“Sì!, ed ognuna è nata da una piccola esplosione, un “little bang”, che gli abitanti delle bolle vedranno come immenso...Come un “big bang””!

“Creature?” – “Sì, nelle bolle nascono stelle brillantissime e pianeti popolati di esseri capaci di pensare e ragionare, fino a capire la propria origine!”

“Capiranno di essere nati nel pentolone di una strega?” ribatté Melampa scoppiando in una fragorosa risata.

“Questo no! Un’ipotesi del genere può essere concepita solo dalla fantasia e le creature delle bolle la perderanno presto. ”Rispose Malvina con una punta di tristezza.

Da lontano, arrivavano ogni giorno lunghe file di bizzarri personaggi: alcuni restavano a riempire quel luogo altri sparivano dopo poco. Lì vicino c’erano tre bambini: uno aveva gli occhiali tondi ed era molto curioso. Diceva di essere un piccolo mago ma gli incantesimi non gli riuscivano mai e le streghe lo prendevano in giro. Tutti erano allegri anche le piccole figure di omini zoppi e di soldatini senza armi: la loro esistenza era un gioco, ed il gioco li teneva in vita.

Intanto nelle bolle il tempo volava via veloce mentre le streghe, per l’eternità, avrebbero continuato a rimestare la poltiglia cosmica nel pentolone sotto l’albero senza radici: era il loro unico compito ed il loro divertimento anche perché laggiù il tempo non esisteva, né sarebbe mai esistito. Un attimo, un secolo, un millennio: non c’era alcuna differenza!

...

La teoria dell'universo a bolle, proposta da Andrej Linde , si inquadra bene con la teoria ampiamente accettata dell'inflazione cosmica. Tale teoria comporta la creazione continua di universi derivanti dalla schiuma quantistica di un "universo genitore".

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Non si sa però cosa sia a produrre le bolle e nessuno mai lo saprà. Perché? Semplice: l’uomo tecnologico non ha contatti con il mondo della fantasia, da cui nasce tutto. Lo hanno soltanto i bambini e i sognatori, come già è stato detto, ma ad essi non crede mai nessuno!

© Silvana Maroni



lunedì 14 novembre 2022

TRASGRESSIONE

 -“Il Monastero”, così si chiama.

-Strano nome per un locale alla moda! Antiquato direi!

-Ti ho già detto che non è un locale comune, ha una sezione diversa, diciamo così.

-Senti, io ho paura, non assumo sostanze proibite e rispetto la legge.

-Ma se è tutto sicurissimo! E non devi assumere sostanze di nessun tipo, tranquillo!

-Non so se verrò nella sezione proibita!

-E che te ne fai di una delle solite serate a consumare bevande insipide in compagnia dell’ologramma di una sconosciuta?

- Si possono fare tante cose con un ologramma.

-Ma l’hai mai accarezzata una ragazza vera? Ha mai sentito il profumo della sua pelle, il fremito della sua bocca, appoggiato le labbra su…

-E basta, se ci scoprono lo sai che c’è il carcere? E poi i telefoni? Sono tutti controllati, come fanno a non accorgersi di nulla?

-Qui hanno elaborato un algoritmo che pubblica continuamente immagini sui social a tuo nome: foto di cocktail, cibi, selfie con ragazze o gruppi di amici, tutti ologrammi naturalmente. Devi solo consegnare il cellulare all’ingresso e non pensarci più. Vedrai, sarà un’esperienza unica! Conoscerai persone in carne ed ossa, ci parlerai guardandole negli occhi e ascolterai musica dal vivo, c’è gente che suona strumenti veri! Poi se ti piace una ragazza e tu piaci a lei potrete…

-E basta, non esageriamo, vuoi tornare alla preistoria, quando ci si accoppiava per provare piacere o per procreare? Comunque mi hai convinto, verrò, ma solo per questa volta!

Certo che non sanno più cosa inventare!   

© Silvana Maroni



domenica 6 novembre 2022

ARDESIA

 Ho ricordi lontanissimi delle mie tante vite: guardavo il cielo fiera e m’inebriavo d’azzurro, formavo pareti scoscese, dure, ripidissime. Il sole mi accecava. Poi accadde qualcosa: acqua, e ancora acqua, brutale, violenta, vorticosa. Acqua che cade dal grigio, che scorre velocissima, acqua che leviga e appiana. Fui sgretolata in miliardi di pezzi, prima grossi, poi sempre più piccoli, infine piccolissimi. Sprofondai e fui seppellita da me stessa, dalle mie stesse briciole scivolate via. Ho memoria di quel peso, del buio e del lunghissimo sonno che ne seguì. Andai giù, sempre più giù sotto una massa di ciottoli, di sabbie sempre più pesanti, giù in fondo  dove cresceva il calore: opprimente, insopportabile. Il tempo scorreva e io mi compattavo, grazie alle spinte, al peso e al caldo di quella immensa fornace. Tanto, tantissimo tempo mi scivolò addosso deformandomi, stratificandomi, rendendomi sempre più sottile.

  Le mie briciole scure si erano addensate, stirate, avevano formato lastre lisce e allungate, nerissime, a tratti bluastre.

Qualcuno iniziò a tirarmi fuori dal baratro, c’era un rumore assordante intorno a me. Poi tutto cambiò.

 Ora sento un vociare amico, una polvere bianca evoca formule e sistemi di misura, canta, stridendo talvolta sulla mia superficie. In sottofondo una musica di voci innocenti, un concerto che mi riporta ad un’armonia mai conosciuta. Piccole mani tracciano segni che si tramutano in conoscenza. Sono fiera di me stessa, di questa nuova vita.

© Silvana Maroni


                          
   Immagine: Mabel Morri


 

 

giovedì 3 marzo 2022

IL RAGGIO VERDE

 Verde acido, verde pisello, verde pistacchio, verde bottiglia, verde mela, verde prato, verde bandiera. Quante sfumature dello stesso colore! Ma verde stella? No, verde stella non c'è.

Le stelle sono caratterizzate da diversi parametri fisici: dimensioni, distanza, luminosità, temperatura. Dalla temperatura dipende il COLORE, in base al quale ogni stella è inserita in una classe spettrale. Le diverse classi sono contraddistinte da una lettera dell'alfabeto: dalle più calde alle più fredde O,B,A,F,G,K,M, che gli astronomi ricordano grazie alla frase scherzosa: “Oh Be A Fine Girl Kiss Me”.

Manca il verde però, o meglio una stella presumibilmente verde dovrebbe avere una temperatura superficiale compresa tra 6000 e 7000 K.

Osservando il cielo da terra, non è generalmente possibile osservare stelle di colore verde, tranne in particolari o rare condizioni poiché l'occhio umano percepisce come bianche le radiazioni luminose emesse da queste stelle. 

In maniera simile l'occhio umano non vede facilmente il colore viola delle stelle molto calde che appaiono blu.

È la  temperatura della superficie di una stella a determinare il suo colore: ad esempio, una stella molto “fredda” (di una temperatura relativamente bassa!) emette una radiazione con lunghezza d'onda lunga e quindi appare di colore rosso, mentre una stella molto calda emette radiazioni elettromagnetiche con una lunghezza d'onda molto piccola e come tale appare di colore blu. Di conseguenza le stelle con temperatura intermedia hanno un colore variabile che, partendo dal rosso (temperatura bassa) verso il blu (temperatura alta), può andare dall'arancione al giallo al bianco.

La spiegazione sul perché nell'universo esistano stelle di ogni colore, tranne il verde, deve essere ricercata nella fisiologia del corpo umano, ed in particolare nella specifica curva di risposta spettrale dell'occhio umano.

  Gli occhi umani infatti, grazie ai coni, fotorecettori posti sulla retina, percepiscono solo il colore dominante della radiazione. Le stelle fredde emettono radiazioni con picco dominante nel rosso, per cui vengono percepite come rosse; viceversa le stelle calde emettono radiazioni con picco dominante nel blu. Le stelle aventi una temperatura con un picco dominante nel verde inviano anche tutte le altre radiazioni luminose incluse nello spettro e queste radiazioni sono in grado di attivare contemporaneamente tutti e tre i tipi di coni oculari che catturano la luce verde, blu e rossa. Queste informazioni vengono inviate al cervello che rielabora i tre colori percepiti dalla suddetta radiazione (verde, rosso e blu) e li interpreta come bianco.

Il risultato è che una stella "tecnicamente" verde appare all'uomo come bianca.

   Il raggio verde è un fenomeno ottico visibile quando il Sole, all'alba o al  tramonto, crea una sottile striatura luminosa dal colore verde, che dura pochi istanti, di un'intensa tinta verde smeraldo.

Il fenomeno è dovuto alla rifrazione della luce da parte dell'atmosfera quando i raggi solari, attraversando uno strato d'aria più spesso, vengono scomposti come in un prisma ottico nelle varie componenti colorate, e fra queste quella verde si distingue per contrasto con la tonalità generale giallo-arancione del cielo.

Il colore del raggio è il “verde veronese”, così chiamato in onore del pittore cinquecentesco Paolo Veronese, famoso per la ricchezza cromatica della sua tavolozza.

L'origine del raggio verde è ascrivibile soprattutto  al fenomeno della “dispersione atmosferica”: la distanza percorsa dalla luce nell'atmosfera aumenta in prossimità dell'orizzonte.  Al momento dell'alba e del tramonto il Sole appare quindi come una serie di dischi leggermente sfasati tra di loro, che scompaiono progressivamente seguendo il grado di rifrazione delle varie componenti spettrali della luce. In questo modo svaniscono prima il rosso e il giallo, caratterizzati da una lunghezza d'onda maggiore, e solo dopo il verde e il blu che hanno lunghezze d'onda minori.

Diversi altri fenomeni, oltre a quello della dispersione, concorrono nel loro insieme alla formazione del raggio verde. Vi sono infatti diverse sostanze e particelle presenti nell'atmosfera, quali l'ozono, il vapore acqueo e il particolato che riescono ad assorbire selettivamente i colori rosso e arancione favorendo quindi la visibilità del verde.

Il raggio fu notato già nell'antichità: gli Egizi in particolare ritenevano che il disco solare una volta sparito al di sotto dell'orizzonte si tingesse di verde smeraldo, per poi riprendere la colorazione usuale all'alba successiva.

L'interesse per le origini di questo fenomeno crebbe grazie alle diverse testimonianze di chi vi assisteva. Tra i tanti a rimanere affascinati da questi racconti fu Jules Verne, che nel 1882 dedicò al raggio verde un romanzo: “ Le Rayon vert” ispirato ad una credenza del folklore scozzese, probabilmente immaginata dall'autore stesso, secondo cui chi riesce a catturare con lo sguardo quest'effimero «raggio dell'anima» sarebbe in grado di riconoscere con chiarezza i sentimenti propri e altrui.

Malgrado la dimostrazione scientifica del fenomeno, questo non ha mai cessato di esercitare un certo fascino, tanto che il raggio verde, oggetto anche del film del 1986 di Éric Rohmer, è   radicato nella mitologia di diversi luoghi come Capri,  che ha addirittura dedicato al fenomeno un belvedere dinanzi Villa Lysis, dove si ritiene sia più facile cogliere il guizzo verde sprigionato quando l'acqua e il Sole si incontrano. 

Nel film del 2007 Pirati dei Caraibi - Ai Confini del mondo,  i pirati  sono costretti a ribaltare la nave facendola oscillare, così da essere sott'acqua nel momento del «Verde Baleno», fenomeno che si manifesta con un lampo di luce color smeraldo al tramonto, quando il sole scompare nel mare, e che collegherebbe il mondo dei vivi a quello dei morti che sono ancora in attesa d'essere giudicati. È un palese riferimento al raggio verde, al quale molti marinai hanno attribuito nell'antichità, un qualche potere arcano.

 

© Silvana Maroni


Villa Lysis, Capri