Verde acido, verde pisello, verde pistacchio, verde bottiglia, verde mela, verde prato, verde bandiera. Quante sfumature dello stesso colore! Ma verde stella? No, verde stella non c'è.
Le stelle sono caratterizzate da diversi parametri fisici:
dimensioni, distanza, luminosità, temperatura. Dalla temperatura dipende il
COLORE, in base al quale ogni stella è inserita in una classe spettrale. Le
diverse classi sono contraddistinte da una lettera dell'alfabeto: dalle più
calde alle più fredde O,B,A,F,G,K,M, che gli astronomi ricordano grazie alla
frase scherzosa: “Oh Be A Fine Girl Kiss Me”.
Manca il verde però, o
meglio una stella
presumibilmente verde dovrebbe avere una
temperatura superficiale compresa tra 6000 e 7000 K.
Osservando il cielo
da terra, non è generalmente possibile osservare stelle di colore verde, tranne
in particolari o rare condizioni poiché l'occhio umano percepisce come bianche
le radiazioni luminose emesse da queste stelle.
In maniera simile l'occhio umano non vede facilmente il
colore viola delle stelle molto calde che appaiono blu.
È la temperatura della superficie di una stella a
determinare il suo colore: ad esempio, una stella molto “fredda” (di una
temperatura relativamente bassa!) emette una radiazione con lunghezza d'onda
lunga e quindi appare di colore rosso, mentre una stella molto calda emette
radiazioni elettromagnetiche con una lunghezza d'onda molto piccola e come tale
appare di colore blu. Di conseguenza le stelle con temperatura intermedia hanno
un colore variabile che, partendo dal rosso (temperatura bassa) verso il blu
(temperatura alta), può andare dall'arancione al giallo al bianco.
La spiegazione sul perché nell'universo esistano stelle di
ogni colore, tranne il verde, deve essere ricercata nella fisiologia del corpo
umano, ed in particolare nella specifica curva di risposta spettrale
dell'occhio umano.
Gli occhi umani
infatti, grazie ai coni, fotorecettori posti sulla retina, percepiscono solo il
colore dominante della radiazione. Le stelle fredde emettono radiazioni con
picco dominante nel rosso, per cui vengono percepite come rosse; viceversa le
stelle calde emettono radiazioni con picco dominante nel blu. Le stelle aventi
una temperatura con un picco dominante nel verde inviano anche tutte le altre
radiazioni luminose incluse nello spettro e queste radiazioni sono in grado di
attivare contemporaneamente tutti e tre i tipi di coni oculari che catturano la
luce verde, blu e rossa. Queste informazioni vengono inviate al cervello che
rielabora i tre colori percepiti dalla suddetta radiazione (verde, rosso e blu)
e li interpreta come bianco.
Il risultato è che una stella "tecnicamente"
verde appare all'uomo come bianca.
Il raggio verde è un fenomeno ottico visibile quando il Sole, all'alba o al tramonto, crea una sottile striatura luminosa
dal colore verde, che dura pochi istanti, di
un'intensa tinta verde smeraldo.
Il fenomeno è dovuto
alla rifrazione della luce da parte dell'atmosfera quando i raggi solari,
attraversando uno strato d'aria più spesso, vengono scomposti come in un prisma
ottico nelle varie componenti colorate, e fra queste quella verde si distingue
per contrasto con la tonalità generale giallo-arancione del cielo.
Il colore del raggio
è il “verde veronese”, così chiamato in onore del pittore cinquecentesco Paolo
Veronese, famoso per la ricchezza cromatica della sua tavolozza.
L'origine del raggio verde è ascrivibile soprattutto al fenomeno della “dispersione atmosferica”:
la distanza percorsa dalla luce nell'atmosfera aumenta in prossimità
dell'orizzonte. Al momento dell'alba e
del tramonto il Sole appare quindi come una serie di dischi leggermente sfasati
tra di loro, che scompaiono progressivamente seguendo il grado di rifrazione
delle varie componenti spettrali della luce. In questo modo svaniscono prima il
rosso e il giallo, caratterizzati da una lunghezza d'onda maggiore, e solo dopo
il verde e il blu che hanno lunghezze d'onda minori.
Diversi altri
fenomeni, oltre a quello della dispersione, concorrono nel loro insieme alla
formazione del raggio verde. Vi sono infatti diverse sostanze e particelle
presenti nell'atmosfera, quali l'ozono, il vapore acqueo e il particolato che
riescono ad assorbire selettivamente i colori rosso e arancione favorendo
quindi la visibilità del verde.
Il raggio fu
notato già nell'antichità: gli Egizi in particolare ritenevano che il disco
solare una volta sparito al di sotto dell'orizzonte si tingesse di verde
smeraldo, per poi riprendere la colorazione usuale all'alba successiva.
L'interesse per le
origini di questo fenomeno crebbe grazie alle diverse testimonianze di chi vi
assisteva. Tra i tanti a rimanere affascinati da questi racconti fu Jules
Verne, che nel 1882 dedicò al raggio verde un romanzo: “ Le Rayon vert” ispirato ad una credenza del folklore scozzese,
probabilmente immaginata dall'autore stesso, secondo cui chi riesce a catturare
con lo sguardo quest'effimero «raggio dell'anima» sarebbe in grado di riconoscere
con chiarezza i sentimenti propri e altrui.
Malgrado la
dimostrazione scientifica del fenomeno, questo non ha mai cessato di esercitare
un certo fascino, tanto che il raggio verde, oggetto anche del film del 1986 di
Éric Rohmer, è radicato nella mitologia di diversi luoghi
come Capri, che ha addirittura dedicato
al fenomeno un belvedere dinanzi Villa Lysis, dove si ritiene sia più facile
cogliere il guizzo verde sprigionato quando l'acqua e il Sole si
incontrano.
Nel film del 2007
Pirati dei Caraibi - Ai Confini del mondo,
i pirati sono costretti a
ribaltare la nave facendola oscillare, così da essere sott'acqua nel momento
del «Verde Baleno», fenomeno che si manifesta con un lampo di luce color
smeraldo al tramonto, quando il sole scompare nel mare, e che collegherebbe il
mondo dei vivi a quello dei morti che sono ancora in attesa d'essere giudicati.
È un palese riferimento al raggio verde, al quale molti marinai hanno
attribuito nell'antichità, un qualche potere arcano.
© Silvana Maroni
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