VESUVIO
M’inerpico sulle pendici glabre
striate di muschio e macchiate di ginestra.
Mi accoglie la roccia nera,liscia, lunare,
ancora ardente di pura bellezza.
Seguo la curva che si staglia sull’azzurro,
con forme diverse, dagli angoli del golfo,
sul ciglio del baratro inciampo nel passato.
Qui popoli combattevano col fuoco,
scommettevano sui venti
si rifugiavano in mare
per sfuggire alla furia feconda dello sterminatore.
Oggi meta incantevole
cela velate minacce
che accrescono la magia
dei luoghi antichi intagliati nel tufo,
del terreno fertile, di piante che spaccano la lava.
Degna cornice per chi da sempre combatte
e vive sul ciglio dell’ignoto.
Dove tutto può accadere,
dove la vita scorre giorno su giorno
e il futuro si mescola all’azzurro:
incerto, mutevole,
come mare e cielo
a primavera.
© Silvana Maroni
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