In quel luogo remoto, la natura selvaggia accompagnava i fremiti degli amanti, stemperava i gemiti, accarezzava i corpi; tutto l'universo cospirava a favore dell'amore e della bellezza.
La giornata era stata torrida e la natura intera aveva cooperato
per predisporre la scenografia di un incontro magico.
La vita, in tutte le
sue innumerevoli forme, in quella landa assolata aveva tessuto la trama degli
eventi di quel magico pomeriggio...
Lei avanzava svelta,
noncurante del suo fascino: il mondo si schiudeva di fronte al suo passo,
all'incedere flessuoso delle anche, al guizzare dei muscoli delineati sotto la
carne. Il tramonto arroventato sulla pianura illuminava il suo corpo perfetto
che baluginava strusciando contro l'erba alta della prateria. Sembrava ignorare
tutto intorno a sè e procedeva sicura nel suo cammino, forte dell'incontenibile
energia che la guidava e dell'aura profumata che lasciava come una scia sul
solco dei suoi passi: precisi, perfetti, silenziosi come una danza.
Il tramonto allestiva lo spettacolo di una pianura rovente,
rossa di ruggine mentre Venere, la gemella celeste di lei, iniziava ad
affacciarsi su in cielo rischiarandone il cammino regale.
Era un'armonia di
gesti, una musica divina: il mondo sembrava gravitare intorno a quel corpo
perfetto, ai gesti potenti ma ricchi di grazia, alla bellezza assoluta e alla
fierezza del suo sguardo.
Lui l'attendeva per
un incontro che avrebbe lasciato un segno indelebile nel mondo e nei loro
corpi. Era su una collina e ammirava l'incedere di quella creatura che
procedeva nella sua direzione, quasi che il loro amore fosse già deciso nelle
alte sfere del destino di entrambi. Erano fatti l'uno per l'altra e il profumo
che il vento trasportava fino alle sue narici glielo confermava. L'avrebbe
attesa e fatta sua, al più presto, senza esitazioni né ripensamenti, senza che
nessuno avesse potuto interferire in quel richiamo divino, in quella sinfonia
di corpi infiammati dal desiderio.
Un uccellino cantò
una melodia dall'alto di un ramo e il fruscìo del vento sulla pianura ne fu
l'accompagnamento in musica.
Le alte erbe si
aprivano, l'aria tremante respirava il calore trasudato dalla terra schiacciata
dai passi di lei, i fiori sbocciati si ritiravano dalla corolla, per timore e
vergogna, non volevano soccombere a quell'incontro, all'energia incontenibile
dei corpi dei due amanti.
Così fu, loro si
erano già riconosciuti a distanza e nessuno dei due ebbe alcuna esitazione.
I ruggiti del leone
e della leonessa risuonarono alti, espandendo la loro eco in tutta la
sterminata savana, di cui le due bellissime fiere si proclamarono re e regina
incontrastati.
© Silvana Maroni
Nessun commento:
Posta un commento