Come al solito era in ritardo. Salì in macchina, trafelato, sbattendo la portiera, ascoltando a malapena la moglie che gli raccomandava qualcosa. Al suo fianco lo zaino, con tutta la vita dentro: pc, smartphone, agenda. Poggiato sul sedile, impossibile separarsene.
Era una giornata di
quelle toste, anzi tostissime sul lavoro. Ripassava nella mente tutti gli step
fondamentali da seguire: c’era il lancio di una nuova campagna di prodotti.
Roba all’avanguardia: avrebbero sbaragliato la concorrenza e lanciato sul
mercato innovazioni senza precedenti, nuove apparecchiature informatiche,
giochetti da far impallidire l’I.A.
Nel preziosissimo zaino griffato, di morbido cuoio, regalo
del capo all’ultimo Natale, c’erano supporti informatici con l’iconografia
completa delle nuove magìe. Ripeteva ancora in mente il discorso di
presentazione: era pronto, era un Dio, lo aspettavano guadagni e carriera, non
vedeva l’ora. Era gasatissimo.
Arrivò sgommando, parcheggiò con una manovra unica di cui si
autocongratulò e si catapultò nel cortile con il preziosissimo carico: lo zaino
portato fra le braccia, stretto sul cuore, come un vero tesoro. A passo svelto
si avviava a salire, ma gli venne in mente un soffio, un sussurro, qualcosa che
sua moglie gli aveva rammentato prima di uscire, a gran voce, ma che ora nel
ricordo sembrava un bisbiglìo sommesso.
“La bambina al nido, entro le 9,00, mi raccomando!”
“LA BAMBINA?”
© Silvana Maroni